“Bestemmia libera?”
Molte persone quotidianamente e con molta naturalezza utilizzano l’intercalare della bestemmia, ovvero un’espressione ingiuriosa e irriverente contro Dio, i Santi e la Madonna. Queste espressioni “indipendentemente dalla loro valenza religiosa” offendono la sensibilità e la moralità altrui. Ci siamo posti quindi la domanda cosa porta le persone a compiere tale azione e perché lo fanno? Questo interrogativo l’abbiamo posto a ragazzi come noi e persone adulte per comprendere il loro punto di vista e per trarre una conclusione. Tutti gli intervistati concordano sul fatto che quest’ingiuria può offendere chi ti sta attorno perché potrebbe oltraggiare la fede altrui. I primi intervistati hanno affermato che nella società moderna, gli adolescenti usano queste espressioni per moda, per essere al passo con i tempi e conformarsi al gergo dei coetanei, spesso influenzati da vari fattori che vanno a condizionare il loro modo di pensare e di agire. Uno di questi sono proprio i social, i quali sono sempre più carichi di pagine nate e cresciute soltanto per inventare bestemmie. Sempre più offensive, sempre più “divertenti”, per loro. Loro sono i ragazzini che utilizzano l’offesa alla religione come intercalare, che gareggiano a spararla sempre più grossa per fare colpo su altri loro simili. Sono presenti pagine dedicate interamente soltanto alle bestemmie. “Che sfizio c’è? Cioè, se credi in Dio e lo insulti con una bestemmia stai tradendo te stesso. Ma se non ci credi, precisamente, chi stai insultando?” sorgeva spontanea la domanda del celebre Antonio Lubrano. Noi, grazie alle interviste, possiamo dare una risposta a tale domanda, ovvero che coloro che bestemmiano, pur essendo atei, lo fanno perché si usa questo linguaggio. Infatti in una determinata situazione sei “portato” a usare questo intercalare e non un altro perché così hai sentito dire e fare da altri. Molte persone bestemmiano perché consapevoli che farlo è sbagliato e quindi vogliono infrangere le regole e andare controcorrente. Già nell’Antico Testamento bestemmiare era considerato un reato e veniva punito con la morte, però con il passare del tempo il reato di bestemmia ha perso sempre più di gravità ed è stato punito sempre più lievemente fino a non essere più considerato reato. Giusto o no, questo è l’effetto del laicizzarsi di una società che ha perso nei secoli i propri antichi valori. Ma è proprio così? Si bestemmia perché da un po’ non si crede più in Dio o ci si crede meno? Si bestemmia perché, come si dice, non c’è più religione? Ma soprattutto, perché in determinate località italiane si bestemmia di più? La Toscana è la regione dove si bestemmia di più ma questo consuetudine ha un fondamento storico, un’avversione verso la Chiesa cattolica. È come se offendendo il “capo” dei propri antagonisti il bestemmiatore offendesse tutto il resto: si offende il “Signore” per offendere i Suoi devoti. Che sia un processo conscio o meno è probabilmente che per i toscani la bestemmia non volesse offendere Dio, perché lì non è intesa come offesa ma come intercalare. Alcuni intervistati sono giunti alla conclusione che bestemmiare non è non credere in nulla e nemmeno in Dio, ma al contrario credere in Dio in un modo talmente forte da attribuirgli tutte le colpe delle nostre disgrazie. In altre parole un modo per deresponsabilizzarci e responsabilizzare Lui, i Santi e la Madonna in massimo grado. Fatte queste considerazioni, sia esso intercalare o ingiuria reale la bestemmia è da condannare in quanto offensivo ed estremamente volgare. Secondo noi vale quanto sosteneva Puccini nella Tosca “Scherza coi fanti ma lascia stare i santi”.
Melania Barba e Alessandro Matteo Villani