L’arte del mimetismo, quando la natura inganna e prende in giro!
Quella mattina, una gentile brezza della tanto attesa primavera mi scompigliava i capelli, mentre mi apprestavo alla lettura di un romanzo, energizzato com’ero da quei caldi raggi di luce che, dopo una settimana di tempesta, erano tornati a irradiarmi.
Improvvisamente, dalla mia visione periferica noto un essere svolazzarmi intorno e, animato dal pensiero di trovarmi al cospetto di qualche regale farfalla, mi volgo a contemplarlo: un insetto giallo e nero si era poggiato sul legno del gazebo e io, concitato dall’umano istinto di sopravvivenza, mi accingevo a correre via prima che la “vespa” potesse pungermi; ricordai, però, di aver custodito nella galleria del mio cellulare una foto contenente alcuni degli insetti che comunemente sbagliamo a classificare e, mosso dalla curiosità, la confrontai con ciò che mi si trovava davanti: in realtà si trattava di un sirfide e, quindi, per nulla pericoloso.
Rammentai, dunque, di un interessantissimo testo che lessi mesi fa riguardo ad alcune specie che utilizzano particolari forme di mimetismo per difendersi dai predatori: c’è chi si nasconde confondendosi con l’ambiente circostante (mimetismo criptico), chi annuncia la propria pericolosità con colori vistosi (mimetismo aposematico), chi decide di collaborare con un’altra specie anch’essa non commestibile omologandosi e sintonizzandosi verso un’unica colorazione che possa essere associata dai predatori al pericolo (mimetismo Mulleriano) e chi, invece, si comporta da mimo, imitando un modello famoso per la sua cattiva reputazione (mimetismo Batesiano); quest’ultima tecnica porta, però, un danno alla specie modello perché, se un esemplare della specie mimo venisse mangiato e non ci fossero conseguenze negative, allora tutti sarebbero a rischio di predazione.
Questi stratagemmi, che la natura escogita, mi hanno sempre affascinato: anche il più indifeso può, attraverso l’ingegno (millenni di evoluzione a parte), prevalere sul destino che altrimenti gli sarebbe riservato.