LETTERA AL TEMPO

Da Alessandro Pannone

Napoli, 7 Aprile 2021

Lettera indirizzata al Tempo

Domande che devo porti

Ciao Tempo,

Ti scrivo con letizia dopo alcune riflessioni fatte osservando la tua fuga, mentre tutto porti via.

Mi trovavo sulla solita e fredda sedie della mia camera, carcerato da un vigile sorvegliante di nome Covid-19, con lo sguardo volto verso la finestra, contemplando il cupo paesaggio: il cielo tinto di un brutto grigiastro, come i capelli di un anziano signore, la natura, sconfitta ancora una volta dal terribile gelo dell’inverno, e i passanti, i quali sfrecciano sulle loro costosissime auto, fuggendo anch’essi da qualcosa, ma inconsapevoli della loro destinazione. E’ proprio vero che il tempo influenza l’umore.

Ma il Tempo, quello come te per intenderci, perché ha così fretta di ritirarsi, di correre imperterrito e senza esitazione?

Questa è la domanda che ti pongo: cosa spinge questa tua ricerca affannosa?

E’ tarda sera e sono in procinto di riposarmi dal mondo nel solito letto. E’ il mio corpo che me lo sta imponendo, ma lo stesso non obbedisco: la mia mente non ha intenzione di volgere lo sguardo altrove, è come ipnotizzata dal panorama morto che si presenta dalla finestra.

Trascorso qualche secondo, che vedo volare nell’immobile grigio, realizzo che non sei poi così diverso da noi uomini: anche tu necessiti di fuggire, di scappare dai cattivi avvenimenti, tuttavia, una volta che il vento è in poppa, è difficile arrestarsi, anche quando ormai in alto è sorto splendente e sorridente il sole.

Forse non lo sai, ma è grazie a te che ho scoperto quanto sia effimero ogni momento e ogni sensazione ed è sempre attraverso te che ho imparato a godere anche della più piccola delle cose, ma non perché, come si suole dire, “chi si accontenta gode”, bensì perché chi gode si contenta e chi si contenta esulta.

Sono sicuro che anche questa mia intrinseca malinconia verrà via insieme a te e tutto ciò che accompagna la tua rotta, come sono certo che un giorno anche io stesso dovrò fare i bagagli per mettermi in viaggio quando verrai a prendermi. Ti aspetterò come un tifoso aspetta il novantesimo minuto di una partita della sua squadra del cuore. Come Ero e Leandro attendevano l’alba.

Ti porgo i miei saluti, nell’auspicio che, almeno per leggere questa lettera, fermerai la tua volata. In ogni caso, buon viaggio!

P.S. “Vedi, caro amico, cosa ti scrivo e ti dico, e come sono contento di essere qui in questo momento. Vedi, vedi, vedi, vedi caro amico cosa si deve inventare per poter riderci sopra, per continuare a sperare. E se quest’anno poi passasse in un istante? Vedi amico mio, come diventa importante che in questo istante ci sia anch’io

L’anno che sta arrivando tra un anno passerà e io mi sto preparando, è questa la novità”

(L’anno che verrà, Lucio Dalla)

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