La scuola: obbligo o piacere?
Vecchia, antiquata, nozionistica, asfissiante, demotivante, non formativa, anacronistica, ingiusta, destabilizzante: sono questi gli aggettivi con cui è stata definita la scuola in un breve briefing sorto spontaneamente a seguito di una discussione di redazione durante l’ultimo incontro dell’Eco.
Numerosi sono stati gli “interventi” e le lamentele, ma la conclusione sembrerebbe essere unanime: il sistema scolastico va riformato, perché si vorrebbe una scuola più consapevole, dove la nozione sia terreno fertile per il germogliare di un proprio pensiero.
Gli studenti ritengono che asfissiante sia l’aggettivo più corretto per definire il sistema scolastico vigente.
Tra compiti, verifiche, interrogazioni e soprattutto voti, ben poco spazio è lasciato alla socializzazione, alla libera formazione e allo svago. Nei ritagli di tempo, poi, mancano le forze. Forse, bisognerebbe adottare un nuovo metodo valutativo e didattico che possa permettere a ciascuno di vivere la scuola in maniera serena.
Inoltre, è comune tra gli studenti la sensazione di soffocamento tra le mura scolastiche. I nostri talenti, le nostre particolarità e propensioni sono tutte soverchiate dal rigido programma che persiste nel tempo. Ciascuno, infatti, possiede delle inclinazioni che, invece di essere incentivate, sono date in pasto all’omologazione che favorisce solo individui predefiniti e non chi, invece, si distingue per altro.
Viene così proposto un bando alle formalità che sono da sempre state strette: la serietà e la validità di una persona non sono collegate al modo in cui sceglie di esprimersi, siano essi capi di abbigliamento che acconciature o altro. È giusto rispettare il codice di abbigliamento, ma lasciamo più virgole e meno punti.
La scuola, infatti, dovrebbe essere luogo di confronto, di dialogo, di ascolto, di libera espressione e di formazione, ma pare essersi ridotta ad un sistema obsoleto, basato su un’impalcatura di regole poco adatta alle nuove esigenze del XXI secolo. L’obiettivo principale di ogni docente è quello di terminare il programma, a volte senza nemmeno curarsi se l’argomento è stato efficacemente assimilato dall’intero gruppo classe. Confinati in un piccolo banco, gli studenti si sentono obbligati a studiare pagine e pagine di argomenti disparati per ore e ore, con il cervello ormai logorato dallo stress, senza qualche minuto di riposo e, senza, soprattutto, avere l’occasione di esprimere se stessi e di assimilare nozioni che vanno ben oltre l’italiano e la matematica. Chi ci insegnerà a vivere la vita vera, la vita fuori dalle mura scolastiche? Comunque, ciò non è di competenza della scuola, no? L’importante è terminare il programma.
Gli studenti propongono così una riforma del sistema scolastico, in modo da poter essere dinamico e conforme ai nuovi alunni e al nuovo secolo, adattandosi sia alle esigenze singole sia comuni. In questo modo la scuola non verrà più intesa come un opprimente obbligo, ma come un luogo dove trascorrere ore piacevoli di massima efficienza e beneficio.
La redazione dell*Eco 2021\2022