Velo: prigione o arbitrio?
Una legge per la libertà, contro la libertà
Se il nostro corpo è un tempio, esso non è consacrato propriamente a noi stessi bensì ad una morale, una morale esterna che si arroga la facoltà di discernere giusto e sbagliato, bianco e nero senza tener minimamente conto delle infinite sfumature grigie che contraddistinguono e forgiano la realtà. Questo è ciò che avviene in Francia, il paese della libertà paradossale che nel sancire l’uguaglianza cerca di abbattere le differenze, seppur esse non siano a carattere giuridico, bensì culturale. Alle donne minori di diciotto anni, secondo una legge che è in attesa di approvazione, sarebbe proibito indossare l’Hijab, il velo simbolo della cultura musulmana. Madri che scelgano di indossare il velo, non potrebbero accompagnare i propri figli a scuola o in gita e gli spostamenti per le città sarebbero limitati. A quanto pare, questa è la libertà francese tanto agognata che trema d’innanzi ad un simbolo e alla cultura che essa rappresenta, che cerca disperatamente di esemplificare una problematica, quale quella del terrorismo, in un approccio totalmente erroneo e fallace. Quello che è un simbolo culturale e spirituale, diviene un riconoscimento identitario forte che, per protesta, le donne musulmane sbandierano contro una società che si mostra sempre più ostile nei confronti della comunità islamica, inasprendo i rapporti tra la comunità laica e religiosa. L’estremismo e il fanatismo sono istanze esistenti, ma di certo assumere un atteggiamento altrettanto polarizzante non risolverà alcuna controversia. Tale legge nasce per permettere di “vivere la repubblica a viso scoperto” in quanto, secondo l’opinione della maggioranza repubblicana, “il velo integrale dissolve l’identità di una persona in quella della comunità”, eppure come la proibizione di un’espressione identitaria può, paradossalmente, garantire la libertà?
“Noi”, “loro”, la società è divisa in frammenti dove si confonde l’inclusione con l’integrazione e si ricerca ancora un bieco nemico da utilizzare come capro espiatorio. Indossare l’Hijab risulterebbe un segno di sudditanza femminile secondo lo sguardo laico francese, a scapito dell’arbitrarietà della donna, perché è il velo a rendere la donna “inferiore”, discriminata e questa è una visione esclusivamente musulmana, impensabile oltre i confini islamici, non è vero?